Artisti si nasce e professionisti si diventa. Potremmo riassumere con questa frase la vicenda artistica di Pasquale Galbusera: un creativo originale e instancabile che ha connesso, fin da giovanissimo, la vocazione culturale con la quotidianità di una vita dinamica e trasversale.
Quella del “Bernareggino” – come ama farsi chiamare –, più che una passione innata per le arti visive, è una vocazione per l’homo faber, per una genialità funzionale a progetti mentali e concettuali nei quali le mani e il mestiere hanno da sempre un ruolo decisivo.
La conferma è nelle inclinazioni dell’artista. Ancora bambino, gioca con gli amici, ma preferisce andare a “curiosare” in una bottega o in un laboratorio, a scoprire i segreti degli artigiani del legno e della ceramica.
L’urgenza delle idee è precocemente presente nella sua mente; la ricerca delle tecniche espressive manifesta, in parallelo, il lucido desiderio di concretizzarle in tempo reale.
Pasquale Galbusera nasce a Bernareggio (Monza e Brianza) nel 1943: un territorio ricco di imprenditori, di persone che sanno cosa significa lavorare, pianificare, progettare e strutturare una professione intorno alle capacità dell’individuo.
Pur riconoscendo il merito di chi non segue percorsi formativi convenzionali, la parola “autodidatta” non è la più appropriata per definire l’insaziabile amore di Galbusera per la materia, per la forma, per il colore, per la luce, ma soprattutto per l’abilità amanuense, chiamata a dare consistenza a visioni, sentimenti, intuizioni, esortazioni, pensieri, emozioni, stati d’animo e invocazioni.
Il “Bernareggino” si forma sotto la guida di artigiani esperti del legno e di eccellenti ceramisti, all’interno di varie fondazioni e gruppi di artisti calati in un periodo storico e in un contesto geografico particolari, gli anni Sessanta e Settanta a Milano, dove si respira un’energia culturale rivoluzionaria.
Il problema, ammesso che si possa considerare tale, è la costante ribellione a ogni schema eccessivamente rigido, a ogni convenzione imposta, a ogni norma che, in qualche modo, pur essendo legata a concetti innovativi, rischierebbe di imbrigliare una fantasia imprevedibile e in continuo divenire.
Galbusera lavora, sperimenta, si diverte a portare la materia al limite delle sue possibilità espressive, ma ama farlo ideando modalità tecniche funzionali alle proprie visioni.
Il “Bernareggino” ha bisogno di respirare i legni che seleziona, di partecipare la loro vita interiore, di esercitare la vista tattile, di scoprire i segreti dei quattro elementi e dell’alchimia legati alla ceramica.
Ben presto acquisisce la consapevolezza che il senso della vista sarà importante per la sua carriera, ma impara anche che, senza le esperienze estatiche legate ai viaggi – reali e immaginari –, non intercetterà alcuna forma estetica plausibile.
All’inizio degli anni Settanta, la prima esposizione di disegni e acquerelli a Palazzo Litta a Milano (1976). Seguirono negli anni Ottanta una serie di importanti esposizioni in cui fecero le prime apparizioni opere a tuttotondo: Città di Locarno, Canton Ticino, in Svizzera (1981), Galleria Civica di Monza (1983), Abbazia di Echternach a Lussemburgo (1984), Museo di Arte Contemporanea di Albissola (1986) e Villa Gussi a Vimercate (1989).
Negli anni Novanta la scultura lignea entra prepotente nel corpus delle opere del Bernareggino e la si trova nelle mostre all’Abbazia di Val Saint Lambert, Seraing, Liegi, in Belgio (1994) e a Palazzo Appiani a Piombino (1997). Rivedere quelle opere con gli occhi di oggi suscita il desiderio di risalire alle emozioni e ai progetti che hanno guidato l’importante mostra retrospettiva nell’ex Chiesa di San Francesco a Como (2000), a cui ha fatto seguito la mostra personale alla Galleria Tornabuoni di Pietrasanta (2002), l’installazione dell’opera monumentale in acciaio Inox “Viaggio” in Piazza dei Grani a Piombino (2004) e la partecipazione dell’artista ad eventi pubblici di rilievo nazionale che offrono quella visibilità che, di lì a poco, porterà nuovi frutti.
Risale al 2003 l’esposizione permanente de “L’albero glorioso”: una scultura monumentale in olivo pensata per la Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Al “Bernareggino” piace sempre di più il confronto con la materia in funzione di spazi sacri maestosi e fortemente intrisi di spiritualità.
Al rispetto del luogo antico si accompagna la forza espressiva di forme che, nonostante la distanza cronologica, sembrano appartenere da sempre all’ambiente che le ospita.
Il successo è eclatante e traccia i contorni di un nuovo progetto: nel 2005 viene commissionato a Galbusera l’intero arredo liturgico della cripta nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Un lavoro site-specific raffinato, ben contestualizzato, di grande personalità e impatto sensoriale.
È datato 2006 l’incarico di pensare e costruire l’arredo sacro per la Chiesa di Chrystusa Króla (Cristo Re) a Kołczygłowy in Polonia. Il 2007 è dedicato alla realizzazione della croce in pietra della Porziuncola per Papa Benedetto XVI. L’eco di queste ultime opere vale l’invito a una mostra allestita nel 2008 presso il Museo Staurós d’Arte Sacra Contemporanea a Isola del Gran Sasso (Teramo). Il 2012 porta con sé le committenze dell’arredo liturgico per la Chiesa di Santa Maria della Misericordia a Manciano (Arezzo), del reliquiario del Beato Giovanni Paolo II per la Chiesa di Chrystusa Króla a Kołczygłowy e del tabernacolo per la Chiesa di Santa Maria Nascente a Bernareggio.
Arriva il 2013 e prendono avvio nuovi progetti: l’arredo sacro per la Chiesa di Sant’Ambrogio a Sulbiate (Monza Brianza) e la croce in pietra della Porziuncola per Papa Francesco.
È del 2014 la mostra “Forme e colori” presso l’Auditorium di Sulbiate (MB).
Nel 2015 il Comune di Bernareggio, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, gli commissiona l’opera monumentale “Italia” che Galbusera realizza in marmo rosa del Portogallo su sienite di Biella.
Nel 2017, l’Arcivescovo di Danzica Sławoj Leszek Głódź affida a Galbusera l’incarico di realizzare l’arredo liturgico della nuova cattedrale che sarà dedicata a San Giovanni Paolo II. In questo stesso anno diventa realtà anche il pastorale, in acciaio inossidabile, ideato per Papa Francesco.
Nello stesso anno esce il grande lavoro editoriale con Skira realizzato insieme a Maurizio Vanni – “Pasquale Galbusera. Viaggio di sola andata” (due volumi di 760 pagine con diversi saggi del critico d’arte e 1000 illustrazioni). La pubblicazione è stata presentata con una esposizione personale presso il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art.
Il 2018 è l’anno di una grande mostra a Buenos Aires: “Pasquale Galbusera. Un Viaje Espiritual” presso la Abadia – Centro de Arte y Estudio Latino-americano, curata da Maurizio Vanni. Sono circa 80 le opere esposte tra sculture, dipinti e serigrafie che sono diventate anche pretesto per una serie di eventi collaterali a tema (concerti, performance teatrali, proposte interdisciplinari, conferenze e laboratori didattici). È dello stesso anno il “Monumento ai caduti” realizzato per il Cimitero di Bernareggio.
Il 2019 si apre con una mostra personale alla Galleria del Palazzo (Palazzo Coveri, Firenze) e prosegue con l’istallazione della scultura monumentale “Inno alla donna” nello spazio civico di Piazza della Chiesa di Aicurzio (MB).
Risale al 2022 il grande lavoro che l’artista dedica a San Pio e alla città di San Giovanni Rotondo, collocando in modo permanente tre opere monumentali in altrettanti luoghi-simbolo della città: “Ecce Homo” (Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza), “La scoperta” (Santuario del Frati minori Cappuccini) e “La favola” (Comune di San Giovanni Rotondo).
Il segreto del “Bernareggino”? Rimanere sempre fedele a sé stesso, rispettare la materia, la forma e il colore, cercare risposte nella luce e nei percorsi esoterici delle arti, affinare costantemente la tecnica, riconoscere l’importanza degli spazi liturgici e delle architetture museali, omologando di volta in volta la propria creatività al tema e al contesto che deve affrontare. Perché indietro non può tornare.
II Bernareggino ci ha lasciati il 23 Luglio 2024 per intraprendere il suo viaggio più importante: quello nel mondo delle anime.
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